Il Saxofono, Icona di una nuova Era di MASSIMILIANO DONNINELLI
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Il Saxofono, Icona di una nuova Era di MASSIMILIANO DONNINELLI https://ainsiparlaitlart.blogspot.com |
"Homme d’un esprit pénétrant, lucide, obstiné, d’une persévérance à toute épreuve, d’une grande adresse, toujours prêt à remplacer dans leur spécialité les ouvriers incapables de comprendre et de réaliser ses plans; à la fois calculateur, acousticien, et au besoin fondeur, tourneur, et ciseleur. Il sait penser et agir".
Così Hector Berlioz definisce Antoine-Joseph Sax, l’inventore del Saxofono, in uno dei suoi tanti articoli che hanno segnato la storia musicale e culturale di un’epoca a Parigi, il “Journal des Débats”. Ben presto, per uso comune, Antoine – Joseph diventa Adolphe e con questo nome diventerà noto al mondo per la sua geniale creazione.
Erede di una famiglia di costruttori di strumenti musicali nasce a Dinant il 6 Novembre 1814 e muore a Parigi il 7 Febbraio 1894. Due città che a prescindere dal dato anagrafico rappresentano per Adolphe Sax i luoghi di massima ispirazione e realizzazione. La prima è una città mineraria e industriale particolarmente attiva e prospera, dove le tecnologie e le tecniche di lavorazione dei materiali e dei metalli progrediscono rapidamente sulla spinta della Rivoluzione Industriale, rappresentando un aspetto molto importante per la produzione manufatturiera e industriale dell’epoca. Un’innovazione dalla quale trae benefici fondamentali l’attività della Ditta Sax, infatti sarà proprio questa evoluzione generale che darà la possibilità di creare nuove soluzioni per la produzione degli strumenti già conosciuti e per andare a soddisfare le geniali capacità di Adolphe, le quali non lo porteranno solo all’invenzione del Saxofono ma anche a depositare brevetti per numerosi altri progetti. Parigi dal canto suo è la città dove Adolphe Sax ha voluto fortemente dare impulso alla sua attività di costruttore e di promotore culturale e commerciale delle sue creazioni. Parigi era la capitale musicale e culturale del mondo e essere presente in quel contesto significava poter dare un grande impulso alla crescita della Ditta Sax, che ormai era passata interamente nelle mani del giovane Adolphe. E’ proprio nel 1842 che la Ditta si trasferisce a rue Neuve-Saint-Georges trasformando il piccolo laboratorio iniziale in una impresa che già nel 1848 conta ben 191 operai. Idealista, convinto del suo valore e particolarmente bisognoso di agire e di realizzarsi, Adolphe supererà brillantemente anche l’ostilità dei colleghi che cercarono di impedire in più occasioni la diffusione e il successo delle sue invenzioni.
Il primo tassello, di carattere progettuale, che segna la svolta nelle produzioni della Ditta Sax è la dimostrazione, che il timbro di uno strumento non è determinato dalla natura del materiale impiegato ma dalle proporzioni della colonna d’aria che si forma all’interno dello strumento, detta “la legge delle proporzioni”. E’ una vera e propria scoperta che Adolphe riesce a dimostrare dopo anni di tentativi, messi in opera fin da quando appena sedicenne lavorava già nella ditta del padre. Grazie a questa legge acustica riesce a rivoluzionare la produzione di tutti gli strumenti a fiato, perfezionandoli, ampliando e completando le rispettive famiglie. Deposita così in brevissimo tempo 46 brevetti e crea nuovi strumenti, i Saxhorns nel 1843, (famiglia composta di 6 strumenti), i Saxotrombas nel 1845 (famiglia composta di 7 strumenti), i Saxofoni nel 1846 (famiglia composta di 7 strumenti), i Saxotubas nel 1849. Produce un nuovo tipo di fagotto e un clarinetto contrabbasso nel 1851, entrambi in metallo. Si occupa in particolar modo anche di strumenti a percussione, depositando tra il 1852 e il 1863 una serie di brevetti relativi ai timpani, alla gran cassa e ad altre percussioni della famiglia dei membranofoni. Nel 1852 realizza una trasformazione radicale degli ottoni, nel 1862 inventa degli apparecchi per la sanificazione dell’aria dei sanatori, nel 1866 brevetta un progetto di sala da concerto a forma ovoidale, progetto sul quale si è ispirato Richard Wagner per la realizzazione del suo teatro di Bayreuth, nel 1867 porta il flauto di Pan da una a 5 ottave e nel 1881 con l’obiettivo di migliorare le grandi sale di spettacolo di oltre mille posti, progetta un riflettore vocale composto di svariate parabole di diversa apertura secondo le esigenze del caso, disposte alle spalle dei cantanti e perfettamente integrato al fondale delle sale così da non disturbare la visuale degli spettatori. Una personalità quindi di eccezionale intraprendenza oltre che sicuramente di grandi capacità progettuali, tecniche e imprenditoriali. Oggi, la storia ci conferma che la sua invenzione più efficace fu indubbiamente il Saxofono, anche se tante altre furono molto importanti e utili per lo sviluppo degli strumenti musicali in genere.
Adolphe Sax crea il Saxofono già nel 1840 quando la Ditta Sax è ancora a Bruxelles, con l’obiettivo di realizzare uno strumento del tutto nuovo che avesse un timbro particolare, e vediamo in questo frammento della motivazione del brevetto, quali fossero le sue precise intenzioni, «…All’aperto solo gli ottoni hanno una resa soddisfacente, mentre gli strumenti a corda, a causa della debolezza del loro suono, non sono utilizzabili. E’ dunque necessario creare uno strumento che per il carattere della propria voce possa suonare come uno strumento a corda ma che abbia maggiore intensità e forza...». Sax vuole così coniugare l’espressività di un arco con l’intensità dinamica e la potenza di suono di un ottone, un obiettivo particolarmente ambizioso e soprattutto innovativo, unico. Nessuno prima d’ora aveva mai pensato a una possibilità di questo tipo, infatti i tentativi di altri costruttori dell’epoca non avevano un obiettivo così preciso e restarono dei semplici esperimenti che non diedero alcun risultato concreto. Adolphe Sax si rende ben presto conto di aver creato qualcosa di eccezionale e quando lo presenta alla prima esposizione nazionale dell’industria belga nel 1841 e successivamente, all’esposizione internazionale di Parigi nel 1844, lo fa suonandolo lui stesso dietro a una tenda per non farlo vedere, considerando che non è ancora stato brevettato, e non vuole rischiare che la sua idea venga copiata. Nel frattempo, la presenza della Ditta Sax a Parigi già dal 1842 permette ad Adolphe di far conoscere il suo nuovo strumento ai più affermati compositori quali, Johann-Georg Kastner, Ambroise Thomas, Jules Massenet, Georges Bizet, Gaspare Spontini, Giacomo Meyerbeer, Fromental Halévy, Adolphe-Charles Adam, Gioachino Rossini e Hector Berlioz che ne restano particolarmente colpiti ed entusiasti. Quest’ultimo in particolar modo ne scrisse sulla nota rivista musicale “Neue Zeitschrift für Musik” nel 1842 e inoltre lo inserì nel suo “Grand Traité d’Instrumentation” del 1844. A sua volta Spontini, in qualità di componente della commissione istituita dal ministro francese Nicolas Jean-de-Dieu Soult sulla riorganizzazione delle bande militari e delle orchestre di fiati, potrà dare un grande impulso al Saxofono, è infatti del 1845 l’emissione del decreto ministeriale che prevede obbligatoriamente l’inserimento di un Saxofono Baritono e un Saxofono Contralto in tutte le compagini orchestrali. A causa della rivoluzione però, la disposizione ministeriale viene sospesa e sarà successivamente il decreto imperiale del 16 Agosto 1854 che dispone addirittura l’adozione di otto Saxofoni, due Baritoni o Bassi, due Tenori, due Contralti e due Soprani. Nel frattempo, il 21 Marzo 1846, Adolphe Sax presenta finalmente il brevetto, ben 6 anni dopo la sua creazione.
Il Saxofono viene così adottato dalle bande dell’esercito francese, una tradizione quella delle bande militari particolarmente viva in Francia, grazie ad esse infatti la musica acquisiva una diffusione ampia e capillare raggiungendo anche i piccoli centri urbani. L’Opera Lirica, in particolar modo, poteva così uscire dai teatri per raggiungere sempre un più vasto pubblico attraverso le produzioni “en plein air”, presso le piazze e gli ambienti adatti làddove per dimensioni, le città non disponevano di teatri o sale da concerto. L’Opera Lirica arrangiata per orchestra di fiati ebbe proprio in questo periodo una grande popolarità grazie anche al fatto che molti intellettuali ed esponenti del panorama musicale europeo dell’epoca riconoscevano alle bande militari il ruolo di importanti mezzi di diffusione della musica. Quello che si richiedeva, quindi, non era soltanto una riorganizzazione degli organici e del repertorio reggimentale ma in particolar modo una professionalizzazione degli strumentisti e non esistendo precedentemente precise direttive per strutturare questi ensembles, fu addirittura il Re Luigi Filippo ad interessarsi della questione, che aveva affidato la riorganizzazione al maresciallo Soult, che come abbiamo visto si era avvalso dei preziosi consigli di Gaspare Spontini. Oltre all’uso dei Saxofoni che potremmo definire a questo punto istituzionalizzato, venne inoltre creato un Ginnasio Musicale Militare per la preparazione più specifica degli strumentisti. Adolphe Sax dal canto suo intendeva assicurarsi il monopolio delle forniture di strumenti per gli organici militari e per questo escogitò un espediente piuttosto coraggioso. Su sua proposta venne organizzato un concorso tra bande, con la giuria composta da esperti. La finale si tenne il 22 Aprile 1845 ai Champs de Mars con la presenza di un pubblico di ventimila persone. I 38 elementi dell’organico di Sax (dotato soltanto di propri strumenti) ebbe la meglio sui 45 elementi dell’organico tradizionale, ma nonostante questo successo, Sax dovette aspettare il decreto di Sout del 1854, prima di veder ufficializzata la riconfigurazione degli organici. Fu proprio allora che iniziò la fortuna del Saxofono e del suo inventore. Pochi anni dopo, nel 1857, il Ginnasio Musicale Militare viene chiuso ed annesso al Conservatorio e la cattedra di Saxofono viene affidata allo stesso Sax. Purtroppo però la situazione politica della Francia si complica con la Guerra d’Indipendenza e gli organici delle bande militari vengono ridotti drasticamente per giungere al 1867, anno dell’eliminazione delle bande da tutti i reggimenti di cavalleria. A nulla serve la mobilitazione da parte di intellettuali di tutta Europa per contrastare la decadenza delle bande militari, a nulla l’intervento di Gioachino Rossini con “La Corona d’Italia. Fanfara per musica militare” del 1868 che include anche i Saxofoni. La Ditta Sax subisce così un duro colpo, la situazione si aggrava ulteriormente con la guerra Franco - Prussiana che distoglie l’attenzione dai problemi musicali dell’esercito. Le classi per allievi militari al Conservatorio vengono chiuse e lo stesso destino segue la classe di Saxofono e nonostante Adolphe Sax si sia offerto di continuare ad insegnare a titolo gratuito, per scongiurare che il Saxofono venga dimenticato, la sua offerta viene respinta e non ci sarà più una classe di Saxofono al Conservatorio di Parigi fino al 1942, più di settant’anni più tardi. Alla morte di Adolphe Sax, il figlio Adolphe-Èdouard Direttore della Fanfara dell’Opera di Parigi già dal 1888, succede al padre nella direzione della Ditta, fino all’incontro con il clarinettista Henry Selmer nel 1922 con il quale nascerà una collaborazione che porterà la famiglia Selmer a rilevare interamente l’antica Ditta Sax nel 1928.
Il Saxofono, dopo un breve momento di declino sul finire del XIX secolo dove sembra confinato nelle bande militari e nelle orchestre di fiati, rinasce quando i primi solisti del Saxofono classico ridiedero a questo strumento una grande popolarità e diffusione affrancandolo dal suo pressoché esclusivo ruolo di strumento di sezione. Dall’entusiasta accoglienza dei compositori degli albori del Saxofono, alla sua emancipazione vera e propria passerà così quasi mezzo secolo. Solo per citarne alcuni, esordirono così al primo incontro con il Saxofono, Giacomo Meyerbeer “…Cet Instrument m’a paru d’un bel et puissant effet et pouvant être avantageusement employé dans les orchestres… », Jean-Georges Kastner « Le Saxophone, instrument nouveau du plus bel effet, m’a paru d’une incontestable utilité et infiniment favorable au progrès de l’art… », Gaspare Spontini « Le Saxophone produit, de très excellents effets saisissant, introduit même dans l’art des sonorités nouvelles pour offrir des grandes ressources aux habiles instrumentistes et aux compositeurs… », Hector Berlioz « Les Saxophones, cet nouvelles voix, données à l’orchestre possèdent des qualités rares et précieuses, douces et pénétrantes dans le haut, pleines, onctueuses dans le grave, leur médium a quelque chose de profondément expressif… », Gioachino Rossini che già durante il suo soggiorno Parigino nel 1844 dichiara, prendendo a testimone il suo editore Troupenas "…con il Saxofono, è la più bella pasta sonora che io conosca", si esprimerà nuovamente a proposito del Saxofono in occasione della composizione della sua « Corona d’Italia » nel 1868 in questi termini « …istrumentando io questo pezzetto di musica, da eseguirsi ben inteso a Piedi fermi, mi valsi non solo degli antichi istrumenti delle Bande Italiane, ma eziandio dei nuovi Eccelentissimi dovuti al Cellebre suo Inventore e Fabbricante Sax, non posso supporre che i Capo Banda della Musica Militare Italiana non abbian (come fu praticato per ovunque) adotati detti Istrumenti, Se per fatalità questo solo Progresso dei giorni nostri non fosse stato abbracciato da loro (cio’ che infinitamente mi dorrebbe) Supplico V.E. voler affidare la mia Partizione ad un valente Compositore di Musica Militare (cio’ che sovvente si rinviene nei Capo Banda!) affine di adattarla ai loro mezzi ordinari conservando con senno e Pazienza gli effetti Melodici e armonici della originale fanfara..." Passy 10 Settembre1868.»
Così nella storia del Saxofono, appaiono per sua fortuna i primi grandi interpreti. In primis troviamo Madame Elizabeth Sweet Coolidge-Hall, che nasce come diceva lei “per caso” a Parigi il 15 Aprile del 1853 durante un viaggio di lavoro dei suoi genitori. Nonostante sia di nazionalità americana, resterà per tutta la sua vita molto legata alla lingua e alla cultura francese. Dopo essersi ammalata di febbre tifoide all’età di circa quaranta anni, una volta ristabilita, accusa un lieve calo della capacità respiratoria dovuto ai postumi della malattia e così il marito Richard Hall, affermato dottore, la invita ad apprendere a suonare uno strumento a fiato e Madame Hall decide di suonare il Saxofono. Rimasta vedova nel 1897, e rientrata a Boston, si dedica totalmente all’attività dell’Orchestral Club da lei stessa fondata e presieduta. E’ un’orchestra composta sostanzialmente da dilettanti che viene spesso integrata da professori d’orchestra della Boston Symphony Orchestra e propone principalmente programmi di musica francese dove regolarmente è prevista una composizione in cui lei è solista. Madame Hall quindi commissiona 22 brani solo nel periodo che va dal 1900 al 1918 a compositori francesi tra i quali Charles Loeffler, Georges Longy, Paul Gilson, Claude Debussy, André Caplet, Vincent d’Indy, Georges Sporck, Jules Gabriel Grovlez, François Combelle, Florent Schmitt. E’ grazie proprio al suo generoso lavoro e attenzione per i giovani compositori francesi che il repertorio per Saxofono solista e Orchestra può contare sulla bellissima “Rapsodia per Orchestra e Saxofono” (come indicato dall’autore stesso in partitura) di Claude Debussy del 1903. Madame Hall continuò la sua attività per l’Orchestral Club di Boston anche quando si ritirò dall’attività concertistica e il suo fondamentale lavoro per il repertorio, l’identità e la storia del Saxofono ha permesso alle generazioni successive di beneficiare di un’eredità di grande pregio e che rappresenta un’epoca di eccezionale fermento per la storia della musica in genere.
Appartengono alla generazione successiva due grandi interpreti della storia del Saxofono, Marcel Mule e Sigurd Rascher. Marcel mule, classe 1901 è considerato il “Patron” del Saxofono classico avendo portato la tecnica e soprattutto il suono tipico del Saxofono ad uno straordinario livello per l’epoca e grazie alla sua incessante carriera di solista e di membro di spicco del “Quatuor de la Garde Rèpublicaine” questo nuovo strumento, possiamo ancora definirlo così, ha girato il mondo. Marcel Mule inizia lo studio del Saxofono a 8 anni, a 9 il violino e a 10 il pianoforte. Fino ai 13 anni si divide tra questi strumenti per poi dedicarsi gradualmente sempre di più al Saxofono fino a farne il suo strumento definitivo. E’ proprio suo padre, Direttore di una fanfara locale, a iniziarlo agli studi e in particolare al Saxofono dimostrando fin da subito non comuni doti musicali. Completerà successivamente a Parigi poco più che vent’enne lo studio dell’armonia e del contrappunto e fuga con Georges Caussade. Successivamente alla Prima Guerra Mondiale che lo vide interrompere forzatamente la sua attività, la carriera musicale di Marcel Mule decolla nel 1923 divenendo membro della Garde Républicaine e distinguendosi subito per il suo suono particolarmente ricco e cristallino. Diviene così un elemento di spicco della compagine militare musicale divenendone ben presto il solista. La visibilità che conquista rapidamente lo porta ad iniziare un’intensa attività solistica indipendente pur continuando a collaborare come orchestrale con varie orchestre e in particolar modo con l’orchestra dell’ Opéra-Comique (sebbene quasi esclusivamente per il Werther di Massenet considerando che questa era una delle pochissime opere del repertorio che richiedeva un Saxofono in orchestra). Come disse lo stesso Mule, a quel tempo alla gente piaceva in particolar modo il suo suono. E’ importante fare una considerazione specifica relativamente all’idea del suono classico del Saxofono. Come abbiamo visto il Saxofono nasce per il repertorio classico o come si suol dire “colto”, essendo impiegato fin dalla sua nascita in orchestre di fiati che eseguivano trascrizioni e adattamenti del grande repertorio sinfonico e operistico. Lo stesso Mule, pur disponendo come tutti coloro della sua generazione di un maggior numero di composizioni originali per Saxofono, tra cui quelle commissionate da Madame Hall, lamentava una certa carenza di repertorio in genere, sia solistico, per Saxofono e Pianoforte e per Quartetto di Saxofoni. In un primo momento lui stesso si prodigò per realizzare trascrizioni e arrangiamenti di composizioni per Violino e per Flauto adattandoli magistralmente alle caratteristiche espressive del Saxofono, facendo particolarmente riferimento al grande repertorio della tradizione classica e romantica per i due strumenti. Questo è un passaggio importante per l’identità dello strumento, andando ad affermarsi senza ulteriore dubbio quali fossero le radici del suono, dell’espressività e dello stile classico del Saxofono, quello della grande tradizione colta europea. Proprio la varietà di attacchi, articolazioni e flessibilità dinamica, ispirate alla tecnica del Violino hanno dimostrato quanto i due strumenti possono essere vicini e questo anche relativamente al vibrato di cui il Violino e il Quartetto d’archi ne sono un esempio magistrale e particolarmente affine alle possibilità espressive di tutti i Saxofoni. Se le prime orchestre Jazz fecero pensare a Mule che il Saxofono potesse vibrare, abbandonando più che una tradizione un limite dettato piuttosto da immotivati pudori, è al vibrato degli archi che il grande interprete si rifà nello stile, nella tradizione e nell’estetica espressiva. Nel 1927 Marcel Mule crea il « Quatuor de la Garde Républicaine ». Nella sua prima fase (quartetto che visse per quasi 40 anni), come abbiamo visto poc’anzi si aveva un repertorio piuttosto ridotto per un gruppo di questo ripo, e tra le prime trascrizioni che effettuarono abbiamo la Suite Española, op.47 di Isaac Albeniz. Allo stesso tempo tante furono le nuove composizioni scritte per questo quartetto, che grazie al plauso della critica, interessò molti compositori dell’epoca, tra cui Gabriel Pierné, Alfred Desenclos, Florent Schmitt e Alexander Glazunov. Questo afflusso di nuovo materiale di grande qualità si è rivelato essenziale per l'affermazione del Quartetto di Saxofoni come un ensemble autonomo. Finalmente nel 1944, Claude Delvincourt, direttore del Conservatorio di Parigi, consentiva il ripristino del corso di Saxofono, dopo la chiusura del 1870 quando il docente era Adolphe Sax stesso e l'incarico venne affidato a Marcel Mule. Durante i suoi anni al Conservatorio, Mule ha insegnato a oltre 300 studenti, molti dei quali sono diventati grandi Saxofonisti e docenti, continuando a trasmettere la tradizione del Saxofono classico tra repertorio del passato recente e soprattutto di nuova creazione. Nel 1958, la carriera di Mule culmina in un tour di dodici concerti negli Stati Uniti con la Boston Symphony Orchestra sotto la direzione di Charles Münch. Il programma prevedeva Il Concertino da Camera di Jacques Ibert e la Ballade di Henri Tomasi. Questo era il tenore della critica nei confronti di Marcel Mule, Il giornalista Louis Leopold Biancolli (1907-1992) lo definì il "Rubinstein del Saxofono, la critica francese scrisse di lui come il "Paganini del Saxofono". Nel 1939, Alfred Frankenstein (1906-1981), noto critico musicale americano scrisse, "Marcel Mule è il Jascha Heifetz del Saxofono". Il “Patron” del Saxofono classico si ritira dalle scene nel 1967 affermando che era giunto il momento di lasciare il testimone alle nuove generazioni. Marcel Mule è universalmente riconosciuto come un moderno maestro del Saxofono ed erede spirituale di Adolphe Sax. Le sue fatiche come arrangiatore e trascrittore divennero centrali per lo sviluppo del repertorio per Saxofono e la sua influenza ha attirato l'attenzione di alcuni dei più importanti compositori dell'epoca, tra cui Darius Milhaud, Arthur Honegger e Florent Schmitt.
Sigurd Rascher (1907-2001), di tutt’altro carattere e personalità, rappresenta anch’esso una figura di grande rilievo, che da clarinettista estremamente dotato passò nel 1932 al Saxofono. Dopo pochi anni, nel 1939, è costretto a trasferirsi negli Stati Uniti, dovendo lasciare la Germania a causa dell’avvento del regime nazista che considerava il Saxofono il simbolo di un genere di musica e di stile di vita degenerato. Dagli Usa intraprende una brillante carriera da solista e nel 1941 scrisse il suo noto metodo “Top-tones for the Saxophone”, per l’ampliamento del registro dello strumento a quattro ottave, infatti proprio la grande padronanza della tessitura “sovracuta” era una delle sue caratteristiche tecniche che più lo contraddistinguevano nel panorama internazionale. Si rischiò a più riprese la nascita di una rivalità tra Mule e Rascher, soprattutto quando quest’ultimo entrò in contatto con alcuni compositori con i quali già Marcel Mule stava collaborando da tempo come ad esempio Jacques Ibert e Alexander Glazounov. Infine però le due personalità ebbero carriere molto diverse e spesso orientate su differenti contesti e autori.
Il Saxofono si diffonde sempre più e anche l’Orchestra considera con maggiore frequenza la presenza del Saxofono tra le sue fila. Prima di citare alcuni fra gli autori che impiegarono il Saxofono nell’orchestra, vorrei fare una considerazione in merito. Il Saxofono è stato utilizzato nell’Orchestra Sinfonica con maggiore frequenza di quanto si pensi abitualmente, incontrando spesso però un curioso destino, quello di essere inserito in opere di “noti” compositori che loro malgrado vengono programmate raramente, oppure utilizzato da autori sicuramente meritevoli, ma ai quali la critica a torto o a ragione non ha dato particolare considerazione. Cito alcuni tra i più noti passi d’Orchestra, George Gerswhin Rhapsody in blue e Un americano a Parigi, Maurice Ravel Bolero e Tableaux d’une exposition di Modest Mussorgskij, Darius Milhaud La Creation du Monde e ancora Dmitrij Šostakovič, Alban Berg, Ralph Vaughan Williams, Benjamin Britten, Sergej Prokofiev, ed altri...
Tra i grandi interpreti del Saxofono classico, seppur di un’ulteriore generazione successiva, merita un’attenzione particolare Jean-Marie Londeix, classe 1932, che oltre ad essere stato uno dei migliori allievi di Marcel Mule, è stato un grande concertista che ha pienamente incarnato la tradizione del Saxofono dedicandosi a questo strumento in maniera totale come artista, ricercatore e musicologo avendogli dedicato una serie di opere editoriali e registrazioni discografiche di eccezionale valore che saranno di grande vantaggio per le generazioni future. Londeix ritiene che il Saxofono godrà sempre di maggiore diffusione e considerazione nei confronti del mondo della musica, da parte del pubblico e della produzione musicale attraverso un repertorio di indiscussa qualità. In questo senso ha commissionato un grandissimo numero di nuove composizioni a lui dedicate che sono andate ad impreziosire il vasto seppur giovane repertorio per Saxofono. E’ grazie a questi grandi interpreti e pionieri del Saxofono classico che oggi possiamo avere opere dedicate a questo strumento o vederlo inserito nelle composizioni per Orchestra di compositori tra i quali Luciano Berio, Karlheinz Stockhausen, Luigi Dallapiccola, Salvatore Sciarrino, György Ligeti, Fabio Nieder.
Vorrei concludere con alcune brevi considerazioni sul titolo stesso che ho scelto. Il Saxofono nasce da un progetto, che entra subito nella sua fase di realizzazione come succede a qualsiasi altra “invenzione moderna”, ossia passa dal progetto alla produzione, dal pensiero alla macchina, senza passare per secoli di lente trasformazioni tecniche, estetiche e sociali. Uno strumento che incarna quindi l’era moderna in cui ci troviamo tutt’ora, dove l’intensità e la velocità diventano elementi portanti. Il Saxofono è circondato subito da un grande interesse, è la nuova invenzione, la tecnologia gli è complice e l’arte musicale sembra ne sentisse il bisogno. Presumibilmente era necessario in tempi di rivoluzione industriale, sociale e artistica un elemento, che nell’inconscio collettivo potesse racchiudere tutte queste caratteristiche e il Saxofono ha svolto pienamente questa funzione proiettandosi a pieno titolo nel nuovo mondo, veloce, intenso, sempre desideroso del nuovo e con la tradizione nel cuore, come un eterno eroe romantico…
Bibliografia :
-Le Saxophone di J.L Chautemps/D.Kientzy/J.M.Londeix Edizioni, J.C.Lattes/Salabert Paris, 1987
-Saxofono da U.T.E.T, il lessico
-De Plaats van de Saxofon in het Symfonisch Orkest, di Veerle Spiloes.
Tesi di Laurea A.A. 1986/1987
-Le Saxophone Dossier I, Edizioni “Association des Saxophonistes de France »
Sitografia :
- https://www.labrujulaverde.com/2019/03/saxhorno-saxotuba-saxotrompa-y-los-otros-instrumentos- poco-conocidos-creados-por-el-inventor-del-saxofon
- https://www.ilsaxofonoitaliano.it/
27 Luglio 2021, Parigi Massimiliano Donninelli ©
press@massimilianodonninelli.com
https://ainsiparlaitlart.blogspot.com/2025/02/il-saxofono-nellorchestra-sinfonica-di.html
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